che bulli

Ecco, ci siamo. Ho sognato che andavo in Brasile. 
Compagnia improbabilissima composta da Camillo come caposquadra e organizzatore del viaggio (indizio significativo del fatto che il viaggio sarebbe andato di merda non solo a livello logistico), Giulia, Angela e io. 

Scopo del viaggio: non visitare gigacittà famose, ma solo paesotti e cittadine periferiche. In macchina. Guidavo io, questa cosa qui, senza navigatore satellitare: 

Siamo atterrati a Rio; da qui dovevamo prendere un bus che ci portasse in una città vicino a São Paulo, dove avremmo preso LA MACCHINA. Non so bene per quale motivo, ma ero l'unica che sapeva parlare portoghese; venivamo discriminati a causa del mio forte accento europeo. 
Le strade erano tutte sterrate: avevamo scelto percorsi alternativi e mi sembrava di essere dentro a Breaking Bad, solo con meno droghe. Camillo era totalmente spaesato e mi chiedevo come diamine avesse fatto a organizzare tutto nei minimi dettagli: voli, trasporti, hotel. A mano a mano che il viaggio proseguiva, mi rendevo conto che non aveva tenuto in considerazioni moltissimi dettagli fra cui i costi di tutto. 
Arrivati in hotel, la prima sera, chiamavo a casa per dire "non torno sta sera. Sono in Brasile"; si stupivano e si preoccupavano un po' ma soprassedevo, dicendo loro che avevo fame. 

Onta maxima (corrispondente al momento in cui mi sono svegliata): la receptionist di un hotel mega-lusso (prenotato da Camillo, facendoci andare incontro al baratro della fame e della disperazione), non riuscendo a capire cosa le stessi dicendo, comincia a parlarmi in un italiano perfetto, quasi senza inflessioni.










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